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La strage di legalità ha sempre per corollario nella storia, la strage di popoli.

Marco Pannella


31 luglio 2010

Il Consigliere Provinciale Aurelio Pace, propone un'interrogazione un’interrogazione sul provvedimento di sospensione che vede coinvolto il tenente di Polizia Provinciale, Giuseppe Di Bello, perchè vuole conoscere le motivazioni dell’atto disciplinare



21 luglio 2010

Il Consigliere Regionale Gianni Rosa, propone al Presidente De Filippo un'interrogazione/richiesta informazioni a risposta scritta, con oggetto - Presenza fanghi industriali abbandonati presso ex LiquiChimica Meridionale Tito - al fine di conoscere al fine di conoscere:
- quali provvedimenti sono stati presi in seguito della segnalazione citata;
- se siano stati effettuati sopraluoghi ed analisi a seguito della segnalazione e se sì con quali risultati;
- quale è l’attuale stato ambientale dell’intera area industriale di Tito



18 maggio 2010

La Giunta Regionale di Basilicata nomina i due nuovi commissari per i Consorzi ASI di Potenza e Matera.
All'ASI Potenza, per sostituire il neoeletto Consigliere Regionale Ernesto Navazio, viene nominato Salvatore Donato Paolo, vice sindaco del Comune di Avigliano. A Matera va Gaetano Santarsia, già Assessore del Comune di Matera e della Provincia.
Viene nominato inoltre il nuovo commissario ARBEA: Andrea Freschi che negli scorsi anni ha ricoperto l’incarico di dirigente generale dapprima del Dipartimento Agricoltura, poi Ambiente e infine Attività Produttive della Regione Basilicata. Tre veri professionisti dal curriculum prestigioso ma, soprattutto, nomi già in lizza da tempo e pertanto... nulla di nuovo!



9 marzo 2010

La Corte di Giustizia Europea, con una sentenza interpretativa, chiarisce che gli operatori industrilai possono essere considerati colpevoli di inquinamento anche se non hanno commesso illeciti.
Secondo la normativa Ue, affinché la responsabilità civile sia stabilita è sufficiente che le autorità dispongano di “indizi plausibili” che consentono di presumere un nesso di casualità.
La sentenza potrebbe aprire scenari interessanti, se gli operatori con impianti limitrofi a una zona inquinata possono essere considerati presunti responsabili dell’inquinamento



2 marzo 2010

Con delibera di Giunta Regionale n. 358 "Autorizzazione alle emissioni in atmosfera - Progetto per il trattamento di acque di falda emunte dal sito inquinato dello tabilimento Daramic ubicato nella Zona Industriale di Tito scalo" vengono concesse alla Daramic le autorizzazioni per smaltire nell'atmosfera i residui delle lavorazioni della separazione della trielina dalle acque di falda.
L'organizzazione OLA Ambientalista rileva che "l’autorizzazione concessa al progetto della Daramic S.r.l. – dal quale si evince chiaramente che l’adeguamento effettuato per il trattamento delle acque emunte con emissioni in atmosfera sia avvenuto su un impianto non idoneo dal punto di vista strutturale, in fase di dismissione e fruibile solo per processi produttivi – rappresenti l’ennesima violazione delle tutela della salute dei cittadini"



29 dicembre 2009

Il Comune di Tito, a firma del Sindaco, Pasquale Scavone, del Responsabile dell'area Tecnica, Leonardo Calbi e del Geom. Benito Oddone, predispone la scheda di sintesi “Area industriale di Tito – Sito di Interesse Nazionale”.
Oltre la cronologia dei fatti, si legge lo stato di avanzamento della bonifica del sito a fine 2009: a partire dal giugno 2005 ad oggi il Consorzio di Potenza ha effettuato il censimento degli edifici contenenti amianto, trattamento superficiale dei cumuli di cemento-amianto, ripristino della recinzione, censimento dei rifiuti area ex Liquichimica, indagini su scorie siderurgiche preliminari alla messa in sicurezza, ispezione dei serbatoi di ammoniaca, finanziamento di € 1'800'00,00 per la messa in sicurezza dell'area ex Liquichimica inerenti le acque di falda e la discarica dei fosfogessi.
Si tratta di interventi tutti approvati in sede ministeriale e che hanno visto protagonisti tutti i soggetti coinvolti: Regione, Provincia, Arpab e Carabinieri del NOE per le operazioni di smaltimento.
Si legge inoltre che ARPAB trasmette periodicamente dati sulla sua attività di monitoraggio e verifica.
Il Consorzio ASI sta predisponendo il progetto di bonifica delle acque sotterranee e dei Terreni dell'area ex Liquichimica.
Le indagini ambientali sono effettuate da Metapontum Agrobios e quelle chimiche da ARPAB.
Il Piano di Caratterizzazione delle aziende private è stato realizzato solo da poche aziende. Altre sono in attesa della predisposizione di un “Accordo di Programma” più volte discusso in sede di Conferenza di Servizio



16 dicembre 2009

In seguito alla seduta della V Commissione Consiliare Permanente del Consiglio regionale di Basilicata con all'ordine del giorno "Il sito di interesse nazionale per l'inquinamento di Tito", la sezione di Tito del Partito Democratico emmete un comunicato stampa, nel quale si legge che il Sindaco Scavone, "nel denunciare la necessità di procedere speditamente alla bonifica dell'intera area, ha voluto richiamare l'attenzione di tutti i soggetti istituzionali competenti in materia".
Inoltre si ritiene la presenza in aula durante i lavori della Commissione consiliare del Consigliere regionale Vincenzo Folino, "un segno non solo di un impegno per affrontare concretamente la spinosa questione ma anche di un attenzione che il PD di Tito non ha fatto mai mancare sul tema della bonifica dell'area industriale"



26 novembre 2009

Il network televisivo internazionale di proprietà dell'ex Vice Presidente U.S.A.,Al Gore, Current, manda in onda uno shoccante reportage sui veleni della Basilicata.
Le reazioni in rete (e non solo) non tardano a farsi sentire



24 settembre 2009

Venuta a conoscenza di tutti i retroscena del maggio 2008 e del 2003, Elisabetta Zamparutti presenta un'altra interrogazione parlamentare



22 settembre 2009

Secondo una nota del Ministero dell'Ambiente, acquisita dal Comune di Tito al Prot. n. 19335, il continuo monitoraggio delle acque, sia da parte di Daramic sia di ARPAB, sottolinea una contaminazione preoccupante e diffusa, già evidenziata nel corso delle pregresse campagne di monitoraggio a partire dal 2005.
La nota, pertanto, sollecita la Daramic a potenziare l'intervento al fine di impedire la diffusione della contaminazione all'esterno della proprietà



21 settembre 2009

Con Ordinanza n. 1459, il Sindaco di Tito Pasquale Scavone, ordina “il divieto assoluto dell'utilizzo delle acque del torrente Tora e l'accesso alle stesse, fino alla verifica della compatibilità di dette acque […] considerato che dalle analisi è stato riscontrato il superamento dei limiti previsiti dalla Tab. III All. 5 della Parte III del D. Lgs. n. 152/06.
Incaricato della esecuzione è il Comando di Polizia Municipale del Comune di Tito



15 settembre 2009

Con nota del Ministero dell'Ambiente, acquisita dal Comune di Tito al Prot. n. 18789, il Ministero comunica che, a seguito del monitoraggio delle acque prelevate nell'area Daramic e nel torrente Tora, le stesse presentano valori oltre il limite previsto dalla Tab. 3 All. 5 del D.Lgs 152.




9 settembre 2009

Con una nota inviata a tutti i parlamentari lucani, il Comune di Tito chiede di attivarsi, ognuno secondo le proprie competenze, per far sì che continui l'opera di bonifica



22 agosto 2009

Il Tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello rilascia un'intervista a Maurizio Bolognetti, pubblicata sul portale “Fai Notizia”, nella quale rende pubblici i documenti che hanno reso possibile lo stoccaggio di materiali pericolosissimi nell'ex area Liquichimica fin dal 1996.
Emergono le responsabilità della Regione, del Consorzio ASI e di tutti i soggetti interessati alla bonifica mai avvenuta dell'area



20 agosto 2009

Maurizio Bolognetti, consegna alla Procura della Repubblica di Potenza copia integrale della videoinchiesta “Passeggiata Bucolica nella monnezza”, dalla quale emergerebbero numerose notizie di reato.
Davanti a Palazzo di Giustizia tiene anche un incontro con i giornalisti, per sensibilizzarli sulla problematica dei veleni di Tito e per consegnare loro copia del video



7 agosto 2009

Secondo il giornalista Giovanni Rivelli della “Gazzetta del Mezzogiorno”, l'inchiesta avviata 8 anni prima dal PM di Potenza Woodcock e dalla Polizia Provinciale (Ten. Di Bello), si avvia alla fase di conclusione delle indagini. Lo stesso non si può dire della bonifica.
Sempre secondo Rivelli, il 30 luglio 2009 il Ministero dell'Ambiente avrebbe lamentato l’intattività in quell’area ponendo l’accento, in particolare, sulla «vasca fosfogessi», tramite una nota spedita al consorzio ASI e alla Regione Basilicata.
Pertanto ora il Ministero chiede all’Arpab «di fare un sopralluogo e di relazionare in merito» e al Consorzio industriale «di dare riscontro alla nota del 24 marzo 2009» e di «relazionare dettagliatamente, anche con report fotografico, sullo stato di conservazione della sopra citata “vasca fosfogessi”», ma soprattutto sollecita la messa in sicurezza, attività che, spiega, «dovranno essere poste in essere nel più breve tempo possibile e dovrà essere dato riscontro degli opportuni e necessari provvedimenti in merito entro 10 giorni»



23 luglio 2009

In una lettera aperta indirizzata al Presidente Defilippo e all'assessore Santochirico, Maurizio Bolognetti e Marco Cappato dell'associazione "Luca Coscioni" richiedono chiarimenti.
Questa ennesima richiesta (indovinate un po?) resta ancora una volta disattesa e senza risposte



20 luglio 2009

Secondo la “Gazzetta del Mezzogiorno” la Polizia Provinciale di Potenza denuncia (relativamente alla "vasca fosfogessi" - N.d.A.) uno stato di «compromissione da lesione e tagli in superficie dei teli Hdpe che contengono fanghi industriali di varia provenienza. Inoltre dalla medesima nota - spiega il Ministero - emerge che “poichè le vasche non sono a tenuta stagna e il fango non è solidificato, la rottura del materiale impermeabile di contenimento comporterebbe la dispersione del rifiuto pericoloso nel sottosuolo, nelle acque di falda che confluiscono nel torrente Tora e quindi sul fiume Basento».
L'articolo fa riferimento alla
nota protocollo 134/211/05 che il Tenente Giuseppe Di Bello della Polizia Provinciale, indirizza al Ministero dell’Ambiente e per conoscenza al Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, all’Asl 2 di Potenza e all’Arpab



18 luglio 2009

Sono passati otto lunghi anni da quel 18 settembre 2001 quando, con DM 468/2001, il Ministero dell'Ambiente dichiarava Tito “Sito di interesse nazionale per la Bonifica Ambientale”.
Un silenzio pressoché totale ha contraddistinto la gestione dell'emergenza e dell'informazione.
Maurizio Bolognetti pubblica una videoinchiesta riportando all'attenzione pubblica il grave stato di inquinamento del sito ex Liquichimica Meridionale e le gravi inadempienze degli Enti preposti alla bonifica e alla salvaguardia della salute.
Il video documenta che i veleni contenuti nell'area sono finiti nella falda e da lì nel torrente Tora, affluente del fiume Basento. Bolognetti denuncia “un'associazione a delinquere dai contorni sfumati che che ha stoccato nell'area ex Liquichimica 250'000 tonnellate di fanghi industriali Tossico-nocivi



16 luglio 2009

Maurizio Bolognetti, accompagnato dal Ten. Della Polizia Provinciale, Giuseppe Di Bello (inquirente che si occupa del sito di Tito fin dai tempi del sequestro giudiziario del 2001) si reca nella discarica dei fosfogessi, per documentarne lo stato



9 luglio 2009

A seguito della diffuzione del verbale della Conferenza decisoria del 22 dicembre 2008, nella quale il Ministero dell'Ambiente denunciava gravi inadempienze e ritardi nell’opera di bonifica del Sito di Interesse Nazionale di Tito, viene proposto alla Procura della Repubblica di Potenza un esposto. Scarica qui



20 aprile 2009

Con la nota n. 14 Prot. 9853/10045 approvata all'unanimità, il Consiglio Comunale di Tito fa appello al Governo, alla Regione Basilicata e alla Provincia di Potenza affinché continui l'opera di bonifica in quanto:
- nonostante le azioni messe in atto permane il grave stato di inquinamento che rischia di compromettere in maniera irreversibile le falde acquifere con possibili ripercussioni sulla salute pubblica;
- la Legge Finanziaria 2009 non ha previsto fondi per gli interventi di bonifica;
- questa situazione induce forti preoccupazioni anche sul futuro delle aziende insediate, e di tutti gli insediamenti limitrofi al sito



24 gennaio 2009

Da un articolo del Quotidiano di Basilicata, si legge che della rimozione di due serbatoi della Liquichimica



22 dicembre 2008

Dal verbale della Conferenza di Servizio del Ministero Ambiente, emergono gravi ritardi e inadempienze nell'opera di bonifica e dati assai preoccupanti che fanno temere che l'inquinamento abbia prodotto danni ben più gravi.
Si legge di monitoraggi incompleti, dati discordanti, rifiuti con destinazione sconosciuta e soprattutto di “problematiche non risolte”.
Il Ministero parla inoltre di “un contesto ambientale ancora caratterizzato da una pesante contaminazione da tricloroetilene in elevatissime concentrazioni tali da ipotizzare la presenza del prodotto libero in falda” aggiungendo che “a distanza di tre anni e mezzo le aziende e gli altri soggetti interessati hanno dimostrato limitato interesse e volontà nell'adoperarsi per conoscere e quindi, ove possibile, limitare la diffusione dell'inquinante che rappresenta un rilevante pericolo per la salute umana



22 luglio 2008

Alle pagine del Quotidiano della Puglia, l'Assessore Regionale Vincenzo Santochirico dichiara che “per la bonifica del''area ex Liquichinica, il Ministero dell'Ambiente ha concesso alla Regione un finanziamento di 4'028'363,81 €.
Di questi 896'000 sono stati utilizzati dalla Regione (caratterizzazione, monitoraggio ecc); 1'528'376,82 sono stati assegnati al Consorzio ASI per la messa in sicurezza e l'esecuzione del piano di caratterizzazione. ASI per la messa in sicurezza d'emergenza e le scorie ha già richiesto ulteriori 3'544'619,07 €
“Nell'ambito degli interventi di emergenza – aggiunge Santochirico – è prevista la rimozione delle coperture in eternit, suddivisa in due lotti. Il primo, già finanziato e ralizzato, il secondo in fase di esecuzione



Maggio 2008

Durante le verifiche di routine effettuate dal Ministero dell'Ambiente, in corrispondenza del pozzo S 13 è stata riscontrata un'elevata concentrazione di tricloroetilene pari a 1590 milligrammi/litro, non emersa nel mese precedente. Tale circostanza dimostra che,a distanza di 8 anni dall'istituzione del sito di bonifica di interesse nazionale un agente inquinante anziché diminuire, aumenta.
Tale dichiarazione è contenuta in una relazione ministeriale oggetto di interrogazione parlamentare del 30 settembre 2009.
Le notizie su questa grave situazione, che dovrebbero viaggiare a velocità supersonica... da qualche parte si fermano e si scoprono solo dopo mesi (quando si scoprono!)



Anno 2005

Dal sito web e dal materiale promozionale del Gruppo Castellano si apprende che i lavori di bonifica dell'amianto nella zona ex Liquichimica di Tito sono stati eseguiti dalla Semataf, di proprietà del Gruppo



3 maggio 2005

Con le Ordinanze n. 1014 e n. 1021 il Sindaco di Tito ordina il divieto assoluto di utilizzo e prelievo dell'acqua dei pozzi, per uso potabile e/o irriguo su tutta l'area industriale, compresa una fascia di mt. 100 dal perimetro ASI, fino alla verifica della compatibilità dei valori di cui al D.M. 471/99.
Vengono notificate dal Comune di Tito a tutte le aziende insediate nell'area del Consorzio ASI le relative diffide per la predisposizione dei Piani di Caratterizzazione dell'area, come richiesto dal Ministero dell'Ambiente per la messa in sicurezza e bonifica in sede di conferenza decisoria



14 marzo 2005

Il Sindaco di Tito ordina alla Daramic di procedere all'utilizzo dell'impianto di depurazione



1 marzo 2005

Con Delibera di Giunta Regionale n. 436, la Regione Basilicata individua nel Consorzio Asi la stazione appaltante degli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell'area ex Liquichimica Meridionale



Anno 2005

In sede di conferenza di Servizio, viene approvato il Piano di Caratterizzazione per l'area pubblica della ex Liquichimica, predisposto dall'Ente Regione Basilicata.
Esso individua quali centri di pericolo, il deposito delle scorie siderurgiche, i serbatoi di ammoniaca e la discarica dei fosfogessi e prevede: il censimento dei materiali contenenti amianto e loro rimozione, ripristino delle recinzioni, ispezione dei serbatoi di ammoniaca e loro rimozione, catalogazione dei rifiuti e successiva rimozione



10 maggio 2004

Con Delibera di Giunta Regionale n. 1119 la Regione Basilicata nomina il responsabile unico del provedimento di bonifica del'area di Tito Scalo



2004/2005

Nel 2004, a seguito di indagini ambientali nel proprio lotto, la Daramic rileva un inquinamento da solventi clorurati e si autodenuncia con conseguente adozione di misure per la messa in sicurezza di emergenza. Dal “Piano di caratterizzazione” predisposto dalla stessa Daramic, risulta che l'inquinamento delle aree sotterranee è esteso ben oltre i confini aziendali.
Le sostanze sono: tricloroetilene, tricloroetano, dicloroetilene, bromodiclorometano, cloroformio, bromoformio, cloruro di vinile monomero, esaclorobutadene, Tetracloroetilene, tutte sostanze tossiche, cancerogene e persistenti.
Al momento dell'autodenuncia il sito di Tito rientra già nell'elenco SIN da bonificare



Anno 2003

Dai resoconti stenografici delle sedute parlamentari n. 213 del 14/9/2009 e n. 220 del 24/9/2009 (interrogazione parlamentare di Elisabetta Zamparutti) si evince che nel 2003 il Consorzio Asi preleva acque emunte dal sito di Tito Scalo (pieno di veleni) e le smaltisce a San Nicola di Melfi in assenza di autorizzazione per quei rifiuti, a causa dell'errata attribuzione del codice CER (Codice Europeo Rifiuti).
Non è la prima volta che in un'attività di smaltimento rifiuti di proprietà FIAT succede di trattare rifiuti "grazie" ad un codice CER "errato".
"Il Ministero", si legge ancora nell'interpellanza Zamparutti, afferma che “la documentazione inviata non fa riferimento ad un'autorizzazione bensì ad una richiesta di proroga della medesima per un mese



8 luglio 2002

Con apposito decreto, viene identificato il perimetro del sito, si accertano le effettive condizioni di inquinamento e stabilite le modalità di finanziamento per appaltare i lavori di bonifica



18 settembre 2001

Con il Decreto Ministeriale n. 468/2001 l'area industriale di Tito viene dichiarata Sito di interesse nazionale per la bonifica ambientale



2 marzo 2001


Su mandato emesso dalla Procura della Repubblica di Potenza, la Polizia Provinciale sequestra nell'area di Tito Scalo la discarica abusiva di circa 27'000 mq.
Lo scenario che si presenta è deprimente: 250'000 tonnellate di fanghi industriali allo stato fluido, contenuti in “trincee” di HPDE e ricoperte dai residui di fosfogessi (unico residuo della lavorazione imputabile alla ex Liquichimica Meridionale).
Sotto la gestione del Consorzio ASI la quantità di fanghi raccolti è aumentata, passando dalle 170'000 ton. Del 1996 alle 250'000 stimate per difetto al momento del provvedimento giudiziario.
A seguito del sequestro, la Magistratura dispone analisi chimiche per accertare la natura dei fanghi. Vengono effettuate dal Presidente dell'Ordine dei Chimici, Prof. Mauro Sanna e dal Prof. Alessandro Iacucci.
Viene riscontrata la presenza di Arsenico, Mercurio, Cadmio, Cromo totale, Piombo, Selenio, Rame, Solfati e Fosfati. Già nel 2001, inoltre, i due periti parlano di “fanghi incapsulati in manti di HPDE che, per il loro elevato contenuto di metalli pesanti, lo stato di degrado e cattiva gestione delle trincee e il completo stato di abbandono, possono causare inquinamento diffuso per la falda sottostante che affiora a breve profondità nel sottosuolo” se fuoriscissero dalle membrane



19 giugno 1998


Con una scrittura privata, la Gavazzi sub-appalta la gestione e manutenzione della linea trattamento fanghi alla società Bioeco di Potenza per la discarica ex Liquichimica.
Dai formulari risulta la Bioeco come produttore dei fanghi, la ditta Comer Srl di Napoli quale trasportatore e la società SI.TE con sede in Roma e stabilimenti in Aia Monaci (Potenza) risultainvece smaltitore finale; l'impianto di Aia Monaci è autorizzato al solo smaltimento dei rifiuti urbani.
In realtà Bioeco non è il produttore dei fanghi, ma verosimilmente solo un'intermediaria per la raccolta e gestione dei rifiuti di diverse attività industriali del mezzogiorno; SI.TE non ha mai smaltito i fanghi che non hanno mai raggiunto Aia Monaci, ma sono invece stati collocati nella “vasca fosfogessi”



12 novembre 1997


Con la delibera interna n. 263 il Consorzio industriale di Potenza stipula un contratto con la Carlo Gavazzi Idross SpA per la gestione e manutenzione della linea trattamento fanghi



6 dicembre 1996


Su richiesta del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Potenza che ha come oggetto un permesso di stoccaggio nell'area ex Liquichimica Meridionale, interviene la delibera n.8147 della Regione Basilicata che “autorizza la realizzazione di un centro deposito per lo stoccaggio provvisorio dei materiali provenienti dall'ex area Liquichimica di Tito – Richiesta giudizio di impatto ambientale” viene approvata all'unanimità una delibera che “esprime giudizio favorevole di impatto ambientale”



Anno 1996


Il Consorzio Sviluppo Industriale fa domanda alla Regione per avere una valutazione di impatto ambientale circa l'utilizzo come discarica dell'area di circa 27'000 mq acquistata nel 1989.
Il documento, a firma di tre esperti della Regione, Ing Michele Vita, Arch. Antonio Trivisani e Ing. Vito Santarsiero, conclude dando il benestare per lo stoccaggio temporaneo di fanghi di supero stabilizzati e disidratati provenienti dall'impianto di trattamento delle acque reflue della città di Potenza e dei due nuclei industriali di Tito e Potenza.
Il parere comunque esclude “il risanamento del bacino adibito a discarica dei fosfogessi per mancanza di univoca e chiara definizione progettuale”, per la quale si richiede un nuovo dispositivo.
Nonostante questo però, L'Università di Basilicata da parere negativo e contrario.
In questo momento si stima la quantità rifiuti già presenti in circa 175'000 tonnellate



31 marzo 1989

Il consorzio per lo sviluppo industriale di Potenza (ASI) acquista dalla società Liquichimica Meridionale SpA un'area nella zona di Tito Scalo

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