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Il futuro sta nelle raccolte differenziate e non nell’incenerimento. La prima soluzione, infatti, crea nuova occupazione e rispetta l’ambiente, la seconda, invece, crea solo inquinamento e grossi affari per chi gestisce quella tecnologia.
Una pratica primitiva.
Prof Paul Connet, docente di Chimica Ambientale
SaintLawrence University in U.S.A.


22 maggio 2010


Dopo l'audizione di Vincenzo Sigillito davanti alla Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti, Elisabetta Zamparutti e Maurizio Bolognetti chiedono le dimissioni di Sigillito da Direttore dell'ARPAB. I due esponenti radicali giudicano il comportamento di Sigillito omertoso e pieno di contraddizioni. La notizia viene ripresa anche dalla Gazzetta del Mezzogiorno e dal Quotidiano di Basilicata



18 maggio 2010


Davanti alla Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti, il Direttore ARPAB, Vincenzo Sigillito, dichiara che per quanto è sua conoscenza "la situazione generale in Basilicata è abbastanza buona, perché non si rilevano fenomeni eclatanti, se non rotture, interruzioni di funzionamento dell'attività delle discariche, per cui la situazione appare sotto controllo".
Alle specifiche domande di Alessandro Bratti sulla gestione dell'impianto inceneritore Fenice, Sigillitto dichiara che "Dai pozzi spia si evince che l'attività del mercurio, non avendo attinenza con la geologia o l'idrogeologia del sito, riguarda il ciclo di lavorazione dello stabilimento. Abbiamo quindi individuato il punto di fuoriuscita e stiamo tentando di venirne a capo", confermando che questo inquinamento da mercurio avviene in falda, ovvero nell'acqua pozzi.
Nel corso dell'audizione è la terza volta in pochi minuti che ripete l'espressione "venirne a capo"



27 febbraio 2010


La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) ha chiesto di conoscere dagli uffici competenti regionali del Dipartimento Ambiente dove la Società Fenice SpA e poi Società EDF Fenice abbiano smaltito le oltre 26.000 tonnellate annue di ceneri e fanghi prodotti dal termodistruttore dell’area di San Nicola di Melfi, in oltre 10 anni di funzionamento per complessive 260.000 tonnellate di sostanze altamente pericolose, derivanti dalla combustione di ingenti quantità di rifiuti industriali e civili bruciate presso il termodistruttore



18 gennaio 2010


L'assessore regionale Vincenzo Santochirico comunica dal proprio sito web di aver presieduto un incontro cui hanno preso parte anche gli assessori all’Ambiente delle Province di Potenza e Matera, Massimo Macchia e Giovanni Bonelli, i sindaci dei Comuni di Melfi e Roccanova, Ernesto Navazio e Giulio Emanuele, il direttore generale dell’Arpab, Vincenzo Sigillito, e il direttore generale del Dipartimento Infrastrutture della Regione, Giuseppe Esposito.
L'incontro ha avuto come tema, tra gli altri, quello di "migliorare la fruibilità e l’accessibilità dei dati che riguardano il monitoraggio dell’ambiente e permettere ai cittadini di conoscere e condividere i risultati delle analisi e delle indagini svolte, anche in considerazione dei processi di sviluppo in atto e della sempre più elevata attenzione alle questioni che riguardano l’ambiente"



30 dicembre 2009


Il Quotidiano della Basilicata rivela i particolari di un'inchiesta condotta dal nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, nei confronti dei membri di due Giunte Regionali di Basilicata.
L'accusa è "condotta omissiva grave" che ha provocato «sofferenze erariali» per 12 milioni e 300 mila euro, per aver fatto eseguire alla società Metapontum Agrobios (probabilmente destinata al collasso senza questa commessa), senza verificare che gli stessi servizi poteva fornirli ARPA Basilicata



4 novembre 2009


Ascoltato dalla Commissione Permanente regionale sulle Attività Produttive,Territorio e Ambiente ,Vincenzo Sigillito dichiara che ARPAB non possiede alcun dato inerente il termodistruttore Fenice relativamente al periodo 2002-2006.
Franco Mollica, che presiede la Commissione, dichiara che chiederà a Fenice di fermare il forno.
Il confronto con il Direttore dell'ARPAB non ha come oggetto la questione del diritto a conoscere per deliberare dei cittadini



17 ottobre 2009


Secondo il sito TeleFree in una missiva datata 14 ottobre, Fenice (società per azioni italiana filiale del gruppo Electricité de France-EDF, leader in ambito Europeo nell'offerta di servizi in campo energetico ed ambientale, che gestisce l'impianto di termovalorizzazione a Melfi in Basilicata) comunica agli enti interessati di aver avviato la costruzione "di un nuovo sistema di emungimento a monte dell'attuale barriera idraulica in funzione ai confini del sito." La protezione dovrebbe entrare in funzione nel giro di un mese"


Novembre 2009


Vengono diffusi tramite il sito ufficiale di ARPA Basilicata, i dati relativi al periodo 2008/2009 che ormai non è più possibile tenere segreti



Metà ottobre 2009


L'ARPA Basilicata rende noti i dati delle matrici ambientali acqua e terra, relativamente al periodo 2008-2009 inviandoli ai giornali(1) ma non mettendoli a disposizione dei cittadini sul suo sito.
Il Direttore Generale ARPAB dichiara che è disponibile a diffondere i dati delle matrici ambientali acqua e terra del periodo 2008-2009 a chiunque ne faccia richiesta, “a patto, naturalmente, che si tratti di persone titolate e mosse da validi motivi”.
Pochi giorni dopo sempre il Direttore ARPAB, Dr. Sigillito, dichiarerà che “ARPAB non era tenuta a informare le istituzioni entro tempi determinati rispetto all'inquinamento provocato da Fenice. Se l'avessimo detto prima, a cosa sarebbe servito? A creare allarmismi?”.
Dichiarerà inoltre che “I radicali (che hanno fatto più richieste - N.d.A.) non sono un'istituzione per cui non sonotenuto a fornire loro i dati
(1) Secondo questo studio del 6 agosto 2009, la Basilicata è una delle regioni in assoluto con minima diffusione dei quotidiani. Divulgare i dati del monitoraggio ambientale esclusivamente ai media tradizionali, non appare affatto il massimo sforzo per informare i cittadini



26 settembre 2009


Sulla base delle dichiarazioni del Dr. Bruno Bove del 25/09/09, viene presentato alla Procura di Potenza, un esposto-denuncia ove si ipotizza a carico dei dirigenti ARPAB la violazione dell'art. 331 c.p.p.



25 settembre 2009


Il Sostituto Procuratore Renato Arminio decide di rispondere alla richiesta di Bolognetti del 21 settembre pubblicamente, direttamente al TG 3 regionale di Basilicata, affermando che l'indagine relativa all'inquinamento della falda acquifera è in corso dal marzo del 2009, ma “che sarebbe stato irresponsabile chiudere l'inceneritore”.
Nello stesso servizio, il coordinatore provinciale di ARPAB, Bruno Bove, afferma che: “Non potevamo divulgare quei monitoraggi. Già dal marzo del 2008 eravamo a conoscenza dei livelli preoccupanti del mercurio nella falda, ma non spettava al nostro Ente lanciare l'allarme”.
Di fronte a queste dichiarazioni si continua a registrare il silenzio di Regione Basilicata, Vito De Filippo, Assessore all'Ambiente Vincenzo Santochirico



21 settembre 2009


Maurizio Bolognetti scrive una lettera aperta alla Procura della Repubblica di Melfi con richiesta spiegazioni sul mancato sequestro dell'impianto di termovalorizzazione Fenice, per lo meno la parte riguardante il Forno rotante.
Contestualmente viene formulata richiesta di conoscere lo stato delle indagini



14 settembre 2009


La Provincia di Potenza, che ha tra le sue deleghe anche il controllo e la tutela delle acque interne, comunica dal suo sito web che in data odierna ha "avviato un confronto che porterà alla definizione di una specifica convenzione Provincia-Arpab allo scopo di mettere a punto una serie di azioni ed interventi da realizzare congiuntamente e ciascuno in base alle proprie responsabilità e ai propri compiti istituzionali per rafforzare la vigilanza, il controllo e le attività di prevenzione di reati ambientali"



27 agosto 2009


Maurizio Bolognetti è invitato presso il Dipartimento Ambientale della Regione Basilicata; dopo oltre due ore di colloquio apprende che non sono disponibili le matrici ambientali acqua e suolo dei rilievi effettuati da ARPA Basilicata



27 luglio 2009


In una lettera aperta al Presidente della Regione Basilicata, Vito Defilippo e all'Assessore Ambiente Vincenzo Santochirico, Marco Cappato e Maurizio Bolognetti ricordando quanto contenuto nel Decreto di Giunta Regionale n° 1008 del 15 marzo 1996: “bisogna garantire alla popolazione uno strumento che permetta tra l'altro una semplice interpretazione ecologica delle informazioni”



30 giugno 2009


Il responsabile del settore comunicazione di Fenice SpA, Luca Camuncoli, dichiara cheè in corso il procedimento penale 527/2009, iscritto nel Registro Generale presso la Procura della Repubblica di Melfi, condotta dal PM Renato Arminio e dalla Polizia Provinciale di Rionero".
In un'informativa della Polizia Provinciale si legge: “Questa Polizia Giudiziaria, ritiene che nelle more della realizzazione degli interventi si renda opportuna l'adozione di un provvedimento cautelare a carico dell'impianto. Almeno relativamente al forno rotante”.
E' una richiesta di sequestro poiché secondo gli investigatori “emerge che l’inquinamento delle acque di falda sotterranee al termovalorizzatore Fenice probabilmente è generato dal ciclo produttivo dell’impianto



23 giugno 2009


Il Senatore Poretti in Seduta propone una interrogazione con carattere d’urgenza ai sensi dell’articolo 151 del Regolamento del Senato circa i ritardi delle opere di sicurezza e bonifica relative all'incidente Fenice di Melfi


Fine giugno 2009


Alla richiesta di fornire i dati del monitoraggio ambientale che ARPAB si è impegnata ad effettuare e che è obbligata a fornire, il Direttore dell'Agenzia, Vincenzo Sigillito, risponde che non può fornire tali dati “perché è pendente presso il Tribunale di Melfi un procedimento inerente alle attività dell'inceneritore FENICE SpA”.
Maurizio Bolognetti, citando una sentenza del TAR dell'Abruzzo invia nuova richiesta di chiarimenti.
Contestualmente a questa nuova richiesta, ARPAB risponde che “sono proprio i dati di monitoraggio ad essere oggetto di indagine”.



17 giugno 2009


ARPAB comunica alla popolazione che l'inquinamento di mercurio sarebbe stato determinato da “una piccola perdita a livello di una vasca di raccolta”.
Inizia da questo momento un estenuante tira e molla tra ARPAB e organizzazioni politiche, civili e ambientaliste che chiedono di poter accedere alle informazioni e ai dati riguardanti l'incidente al termoditsruttore di Melfi, esercitando il proprio diritto ad essere informati stabilito dalla Convenzione di Aarhus ratificata con Legge dello Stato Italiano



4 giugno 2009


Il Quotidiano di Basilicata, in un articolo a cura di Vittorio Laviano comunica la data di una conferenza di Servizio convocata dal Sindaco di Melfi insieme a tutte le parti interessate dall'emergenza. “La conferenza era “già stata rimandata sul finire dello scorso mese di maggio quando proprio il sindaco di Melfi, Ernesto Navazio, aveva chiesto di poter raccogliere tutti i dati necessari a stabilire quali misure da adottare in futuro”.
La data della Conferenza è confermata anche dal sito ARPAB nel comunicato che riferisce l'approvazione del "piano di caratterizzazione"



22 maggio 2009


A due mesi dalla prima ordinanza del Sindaco Navazio, ne viene emessa una nuova ove si legge: “Allo stato attuale FENICE SpA non ha posto in essere gli interventi di messa in sicurezza idonei a garantire la sicurezza dei luoghi ed un efficiente contenimento dello stato di inquinamento delle acque sotterranee"



18 aprile 2009


In una lettera aperta ad Ernesto Navazio, nella duplice veste di Sindaco di Melfi e Commissario Straordinario del Consorzio ASI, l'Organizzazione Lucana Ambientalista chiede allo stesso "di rendere noti i dati relativi all'inquinamento riscontrato nelle falde idriche dell'area di San Nicola di Melfi, dato che non sono stati resi noti dall'Arpab i parametri relativi a tutte le sostanze per le quali sono stati riscontrati superamenti dei valori di inquinamento"



8 aprile 2009


I mezzi della Polizia Provinciale entrano nell’area del termovalorizzatore la Fenice per «effettuare gli accertamenti relativi alle operazioni d’emergenza di messa in sicurezza poste in essere dalla ditta».
Vengono accolti dal responsabile dell'impianto, Vincenzo Grassia, che dichiara che dopo la comunicazione dell’Arpab sulla contaminazione delle acque sotterranee all’impianto «si era prontamente attivato per la messa in sicurezza del sito inquinato».
Contestualmente l'Ing. Grassia consegna agli inquirenti «copia dei documenti di trasporto del materiale acquistato per la realizzazione dell’impianto di trasferimento dell’acqua di falda captata dai piezometri presenti nell’area del termodistruttore»



27 marzo 2009 - 6/15 aprile 2009


Dai rilievi effettuati dalla stessa Fenice SpA emerge un inquinamento in atto della falda acquifera già il 6 febbraio del 2008 “in concentrazioni molto superioriai limiti fissati nell'All. 5 alla parte quarta tabella 2 del D. Lgs n° 152/06"



14 marzo 2009


Il Sindaco di Melfi “vieta l'utilizzo delle acque sotterranee emungibili dai pozzi presenti all'interno del perimetro del sito dell'impianto di termovalorizzazione FENICE, nonché di quelli a valle dello stesso”



12 marzo 2009


FENICE comunica a ARPAB, Regione Basilicata, Presidente della Provincia di Potenza e al Sindaco di Melfi “una contaminazione all'interno del perimetro del sito dell'impianto di termovalorizzazione”



3 marzo 2009


ARPA Basilicata comunica al Sindaco di Melfi “il superamento della concentrazione di soglia delle acque sotterranee”.
ARPAB documenta la presenza nella falda acquifera del fiume Ofanto di agenti inquinanti cancerogeni



23 maggio 2008


Con una nomina regionale, il Sindaco di Melfi, Alfonso Ernesto Navazio viene nominato Commissario Straordinario del Consorzio ASI/1 di Potenza.
Dichiarerà: "Per la Giunta c'era un problema, che con la mia nomina è stato risolto"



6 febbraio 2008


Secondo la Polizia Provinciale, Comando di Rionero in Vulture, da rilievi effettuati dalla FENICE che gestisce il termovalorizzatore di S. Nicola di Melfi – emerge un inquinamento della falda acquifera in concentrazioni molto superiori ai limiti fissati dal D. Lgs n° 152/2006



19 settembre 2007


Nella sua esposizione durante i lavori del Convegno, il Comandante della Polizia Provinciale di Rionero in Vulture, Pasquale Ricciardella, spiega che “chiunque si renda responsabile di una discarica abusiva, è tenuto a procedere alla rimozione, all'avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull'area, ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o colpa. Spetta al Sindaco disporre con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie ed il termine entro cui provvedere, decorso il quale si procede all'esecuzione in danno dei soggetti obbligati ed al recupero delle somme anticipate.
Non potendo contare sulla contestazione della flagranza, pertanto, rimane da interessare della bonifica il proprietario dell'area sulla quale questo abbandono è stato individuato”



19 settembre 2007


Nella sua esposizione durante i lavori del Convegno, il Comandante della Polizia Provinciale di Rionero in Vulture, Pasquale Ricciardella, spiega che “chiunque si renda responsabile di una discarica abusiva, è tenuto a procedere alla rimozione, all'avvio a recupero o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino dello stato dei luoghi in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull'area, ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o colpa. Spetta al Sindaco disporre con ordinanza le operazioni a tal fine necessarie ed il termine entro cui provvedere, decorso il quale si procede all'esecuzione in danno dei soggetti obbligati ed al recupero delle somme anticipate.
Non potendo contare sulla contestazione della flagranza, pertanto, rimane da interessare della bonifica il proprietario dell'area sulla quale questo abbandono è stato individuato”



3 aprile 2006


Con il Decreto Legislativo n. 152/2006, il Governo emana il Decreto Legislativo “Norme in materia Ambientale”.
L'art. 242 prevede che “al verificarsi di un evento potenzialmente in grado di contaminare il sito, il responsabile dell'inquinamento mette in opera – entro 24 ore – le misure necessarie di prevenzione e ne da immediata comunicazione ai sensi del successivo art. 304.
L'art. 304 prevede di informare le Autorità (agenzie ARPA, Regione, Comune, Provincia e Prefetto, entro 24 ore dall'evento inquinante. Il Prefetto, a sua volta, entro 24 ore dalla ricevuta comunicazione, deve avvertire il Ministero dell'Ambiente



19 agosto 2005


Con il Decreto Legislativo n. 195/2005, il Governo Italiano attua la direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione in materia di monitoraggio ambientale



31 maggio 2005


Nella seduta Parlamentare n. 635, l'On. Mario Lettieri propone un'interpellanza al Ministro dell'Ambiente e al Ministro per la Salute, per sapere se "i Ministri interpellati intendano avviare nei vari comuni dell'area una indagine epidemiologica sulle malattie legate ai processi industriali e allo smaltimento dei rifiuti, coinvolgendo la Regione Basilicata e, se del caso, le strutture ospedaliere esistenti in quell'area (CROB di Rionero, Ospedali di Melfi, Venosa, Pescopagano);
realizzare un ampio monitoraggio ambientale i cui dati dovrebbero essere messi a disposizione dei cittadini;
effettuare una verifica sul reale rispetto delle prescrizioni di cui al decreto VIA n. 1790 del 17 dicembre 1993, con particolare riferimento al conferimento dei rifiuti «tal quale», alla inertizzazione"



7 aprile 2005


Una sentenza della Corte Costituzionale, n. 161 2005, dichiara l'illeggittimità costituzionale dell'art. 1 della legge della Regione Basilicata 31 agosto 1995, n.59, nella parte in cui fa divieto a chiunque conduca nel territorio della Regione Basilicata impianti di smaltimento e/o stoccaggio di rifiuti, anche in via provvisoria, di accogliere negli impianti medesimi rifiuti diversi da quelli urbani non pericolosi, provenienti da altre regioni o nazioni



30 dicembre 2004


La Giunta Regionale con Delibera n. 3164, con 5 presenti e due soli assenti, viste tutte le premesse, approva all'unanimità il “Progetto di Monitoraggio dei corpi idrici sotterranei a rischio inquinamento da fonti agricole”, dando al Responsabile del Dipartimento Ambiente e Territorio, Dott. Vincenzo Sigillito, il mandato per stipulare la convenzione con la società Metapontum Agrobios.
La convenzione affida alla Metapontum Agrobios i 345 punti di osservazione sparsi nella regione, per la durata di 14 mesi ed una retribuzione di € 426'000 (più IVA) da pagare in 4 rate



28 gennaio 2002


Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo n. 2003/4/CE, concernente l'accesso del pubblico all'informazione ambientale



ANNO 2002


Con delibera DGR n. 304/2002, la Regione Basilicata trasferisce all'agenzia ARPAB le competenze relative al monitoraggio del Melfese



Fine 2001


Nella consueta analisi di fine anno della rassegna stampa del 2001, la Regione Basilicata puntualizza che "Nell’anno 2001 l’attenzione dei media e della stampa si è concentrata in particolare sulle problematiche ambientali connesse alla gestione dei rifiuti, al loro trattamento e al rischio connesso ad alcune attività industriali".
Di questo eccezzionale documento, purtroppo, oggi on line esiste soltanto la copia cache di Google



Ottobre 2001


Data la particolare criticità dell’attuazione del piano di monitoraggio ambientale, ARPAB stipula apposita convenzione con l'Istituto Superiore di Sanità (ISS)



16 marzo 2001


L'Italia Ratifica la Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale.
Le norme per la trasparenza di informazione del cittadino in materia ambientale, sono legge dello Stato



15 dicembre 1999


Il Consigliere Regionale Antonio Flovilla chiede un'interrogazione all'Assessore Regionale per la Sicurezza Sociale, Filippo Bubbico, per verificare eventuali rischi per la salute dei cittadini in merito al termodistruttore Fenice



30 novembre 1999


Il GiP di Potenza archivia un'inchiesta per presunto abuso d'ufficio finalizzato a procurare vantaggi alla società Fenice SpA nei confronti di amministratori della Regione.
L'inchesta riguardava appunto l'iter amministrativo seguito per il rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione del termodistruttore Fenice



8 novembre 1999


Con determinazione dirigenziale firmata dal Dott. Francesco Pesce, si autorizza Fenice SpA a dare avvio alle prove a caldo di verifica funzionale e prestazionale delle diverse sezioni dell'impianto per la durata complessiva di 130 giorni.
Entra così in funzione il più grande inceneritore d'Europa, di proprietà EDF e gruppo FIAT



3 novembre 1999


Con delibera n. 2584/99 la Regione Basilicata approva con D.G.R. la rete di monitoraggio ambientale prevista dal DEC/VIA 1790/93.
Tra le matrici ambientali previste al monitoraggio: qualità dell'aria, emissioni ai camini, acque sotterranee e superficiali, suolo, latte e vegetali



16 settembre 1999


Con delibera n. 1147, il Comune di Lavello ricorre al TAR contro Regione Basilicata, Ministero dell'Ambiente, Fenice e Provincia di Potenza, contro le modalità di approvazione dei lavori del Termodistruttore Fenice di San Nicola di Melfi



31 marzo 1999


Si conclude la Conferenza regionale di servizio con voto favorevole all'insediamento Fenice.
Votano contro solo i Sindaci di Melfi (Pagliuca) e di Lavello (Lomio)



18 marzo 1999


Con Protocollo Prot. 2761, il Sindaco di Lavello, Avv. Luigi Lomio, scrive alla Regione Basilicata e al Dott. F. Pesce in merito alla realizzazione del termodistruttore Fenice.
Nella nota si parla di “numerose irregolarità riscontrare ed evidenziate” anche in precedenti occasioni (ad es. prot. 9052 del 13 agosto 1998).
La nota contiene due relazioni a firma del Prof. Virginio Bettini, Dott. Francesco Francisci e Prof.Paolo Rabitti e viene ricevuta e protocollata dalla Regione in data 25 marzo 1999 (timbro)



15 gennaio 1999


Con Protocollo Prot. St. 409/1052/99, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali “esprime contrarietà circa l'inserimento ambientale del termovalorizzatore Fenice in S. Nicola di Melfi, in quanto, per la parte di propria competenza, non sono state osservate le prescrizioni dettate dal Decreto di Impatto Ambientale (VIA) n. 1790 del 1993, concordando in ciò con le valutazioni espresse dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Potenza



8 ottobre 1998


Dopo un'audizione tenuta a Melfi, il Presidente della Commissione Senato su Igiene e Sanità, Carelli, dichiara: “Ho notato una grande carenza da parte degli Enti preposti in tema di monitoraggio ambientale, circa l’acquisizione dei dati, il controllo ambientale e quello sullo stato di salute dei cittadini"



17 settembre 1998


Il Sindaco di Lavello chiede alla Magistratura di accertare se i lavori del termodistruttore Fenice “siano muniti di tutte le autorizzazioni di legge”



25 agosto 1998


Viene scritta la Convenzione di Aarhus, SULL'ACCESSO ALLE INFORMAZIONI, LA PARTECIPAZIONE DEL PUBBLICO AI PROCESSI DECISIONALI E L'ACCESSO ALLA GIUSTIZIA IN MATERIA AMBIENTALE.
Scarica il PDF



6 maggio 1998


L'Assessore Provinciale Farina, ad una richiesta del Sindaco di Lavello Lomio di verificare se i lavori di costruzione del termodistruttore Fenice corrispondano agli elaborati approvati, risponde “che gli elaborati progettuali sono diversi per non pochi aspetti da quelli trasmessi all'amministrazione Provinciale in data 19 dicembre 1992".
Il Sindaco Lomio scrive immediatamente al Ministro per l'Ambiente, Edo Ronchi, per denunciare omissioni, mancanza di controlli e gravi fatti. Non riceverà mai alcuna risposta



5 novembre 1997


Rinfrancata da questa sentenza, Fenice SpA annuncia di aver mosso un altro ricorso al TAR, contro la delibera di Giunta regionale n. 6016 invitando contestualmente la Regione a non intralciare ulteriormente i lavori di realizzazione dell'impianto



16 settembre 1997


Il TAR di Basilicata accoglie il ricorso presentato da Fenice SpA quasi due anni prima.
La sentenza è favorevole al ricorso. Tra gli effetti provocati da questa sentenza, uno dei più gravi è che annulla tutti gli atti regionali che vietano a Fenice di smaltire i rifiuti provenienti da fuori regione.
La Regione Basilicata farà appello al Consiglio di Stato contro questa sentenza



11 settembre 1997


Iniziano i lavori della Conferenza Regionale istituita a luglio. Alle prime due sessioni il Sindaco di Lavello, partecipa solo come auditore, perchè non preventivamente invitato



11 luglio 1997


Con Delibera di Giunta Regionale n. 4932 viene istituita la Conferenza di servizio Regionale per la valutazione dei progetti di impianti per lo smaltimento ed il recupero dei rifiuti, in totale difformità alla “Legge Bassanini” e ad altre normative statali e regionali vigenti.
Tale conferenza è costituita da un solo rappresentante per il Comune di Melfi, il Sindaco On. Pagliuca. Il Sindaco di Lavello non è inizialmente invitato a partecipare.
Per la decisione finale la volontà degli Enti Locali ammessi ai lavori è del tutto ininfluente rispetto a quella dei rappresentanti Regionali che costituiscono la maggioranza



19 maggio 1997


Con la Legge Regionale n. 27/97 viene istituita l'Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale, ARPAB



28 giugno 1996


Il Senatore Giuseppe Brienza chiede alla Procura della Repubblica di Melfi di fare tutti gli accertamenti sugli impatti ambientali del Progetto Fenice e che vengano bloccati i lavori per la costruzione dell'impianto



2 maggio 1996


Iniziano i lavori di costruzione dell'impianto

termovalorizzatore di S. Nicola di Melfi



31 agosto 1995


Con la Legge Regionale n. 59/95, viene fatto divieto di smaltimento rifiuti sul territorio lucano proveniente da altre regioni.
L'11 novembre Fenice eleverà ricorso al TAR di Basilicata per questa e altre riserve.
Questo divieto verrà disciplinato in seguito anche con un provvedimento emesso dal Prefetto di Potenza, Dott. Profili



2 maggio 1995


La Giunta guidata dal Presidente Boccia, A MANDATO SCADUTO E A CONSIGLIO REGIONALE SCIOLTO (in data successiva alle elezioni regionali del 23 maggio 1995) approva il progetto Termodistruttore Fenice di S. Nicola di Melfi, tramite Delibera di Giunta Regionale n. 2202/95, come riporta un documento ufficiale del Comune di Lavello



17 dicembre 1993


La Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell'Ambiente - tramite Decreto DEC/VIA 1790/93 - esprime parere favorevole alla costruzione dell'impianto Fenice di Melfi, a condizione che la FIAT assicuri il rispetto di ben 22 prescrizioni



25 febbraio 1992


La società Fenice SpA, di proprietà del Gruppo FIAT presenta alla Regione Basilicata e al Ministero per l'ambiente uno studio di Impatto Ambientale per la realizzazione del termovalorizzatore di S. Nicola di Melfi.
La Commissione Tecnica Regionale per l'Ambiente (CTRA) e la IV Commissione Consiliare deliberano un parere favorevole con alcune riserve e restrizioni, tra cui il divieto di trattamento per i rifiuti tossico-nocivi.

Leggi il "Dossier Fenice" a cura del Comune di Lavello


8 agosto 1985


Il Parlamento approva la legge n. 431/1985 "Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale" che, in base all'art. 1 comma uno lettere a), b), c), d), e), f), g) e h), sottopone a vincoli paesaggistici i territori individuati da tali caratteristiche.
Data la sua naturale predisposizione paesaggistica, molte zone della Basilicata rientrano nei parametri definiti da questa legge ed entrano pertanto automaticamente tra le zone sottoposte a vincolo paesaggistico.
Il Vulture-Melfese è una di queste zone

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La strage di legalità ha sempre per corollario nella storia, la strage di popoli.

Marco Pannella


31 luglio 2010

Il Consigliere Provinciale Aurelio Pace, propone un'interrogazione un’interrogazione sul provvedimento di sospensione che vede coinvolto il tenente di Polizia Provinciale, Giuseppe Di Bello, perchè vuole conoscere le motivazioni dell’atto disciplinare



21 luglio 2010

Il Consigliere Regionale Gianni Rosa, propone al Presidente De Filippo un'interrogazione/richiesta informazioni a risposta scritta, con oggetto - Presenza fanghi industriali abbandonati presso ex LiquiChimica Meridionale Tito - al fine di conoscere al fine di conoscere:
- quali provvedimenti sono stati presi in seguito della segnalazione citata;
- se siano stati effettuati sopraluoghi ed analisi a seguito della segnalazione e se sì con quali risultati;
- quale è l’attuale stato ambientale dell’intera area industriale di Tito



18 maggio 2010

La Giunta Regionale di Basilicata nomina i due nuovi commissari per i Consorzi ASI di Potenza e Matera.
All'ASI Potenza, per sostituire il neoeletto Consigliere Regionale Ernesto Navazio, viene nominato Salvatore Donato Paolo, vice sindaco del Comune di Avigliano. A Matera va Gaetano Santarsia, già Assessore del Comune di Matera e della Provincia.
Viene nominato inoltre il nuovo commissario ARBEA: Andrea Freschi che negli scorsi anni ha ricoperto l’incarico di dirigente generale dapprima del Dipartimento Agricoltura, poi Ambiente e infine Attività Produttive della Regione Basilicata. Tre veri professionisti dal curriculum prestigioso ma, soprattutto, nomi già in lizza da tempo e pertanto... nulla di nuovo!



9 marzo 2010

La Corte di Giustizia Europea, con una sentenza interpretativa, chiarisce che gli operatori industrilai possono essere considerati colpevoli di inquinamento anche se non hanno commesso illeciti.
Secondo la normativa Ue, affinché la responsabilità civile sia stabilita è sufficiente che le autorità dispongano di “indizi plausibili” che consentono di presumere un nesso di casualità.
La sentenza potrebbe aprire scenari interessanti, se gli operatori con impianti limitrofi a una zona inquinata possono essere considerati presunti responsabili dell’inquinamento



2 marzo 2010

Con delibera di Giunta Regionale n. 358 "Autorizzazione alle emissioni in atmosfera - Progetto per il trattamento di acque di falda emunte dal sito inquinato dello tabilimento Daramic ubicato nella Zona Industriale di Tito scalo" vengono concesse alla Daramic le autorizzazioni per smaltire nell'atmosfera i residui delle lavorazioni della separazione della trielina dalle acque di falda.
L'organizzazione OLA Ambientalista rileva che "l’autorizzazione concessa al progetto della Daramic S.r.l. – dal quale si evince chiaramente che l’adeguamento effettuato per il trattamento delle acque emunte con emissioni in atmosfera sia avvenuto su un impianto non idoneo dal punto di vista strutturale, in fase di dismissione e fruibile solo per processi produttivi – rappresenti l’ennesima violazione delle tutela della salute dei cittadini"



29 dicembre 2009

Il Comune di Tito, a firma del Sindaco, Pasquale Scavone, del Responsabile dell'area Tecnica, Leonardo Calbi e del Geom. Benito Oddone, predispone la scheda di sintesi “Area industriale di Tito – Sito di Interesse Nazionale”.
Oltre la cronologia dei fatti, si legge lo stato di avanzamento della bonifica del sito a fine 2009: a partire dal giugno 2005 ad oggi il Consorzio di Potenza ha effettuato il censimento degli edifici contenenti amianto, trattamento superficiale dei cumuli di cemento-amianto, ripristino della recinzione, censimento dei rifiuti area ex Liquichimica, indagini su scorie siderurgiche preliminari alla messa in sicurezza, ispezione dei serbatoi di ammoniaca, finanziamento di € 1'800'00,00 per la messa in sicurezza dell'area ex Liquichimica inerenti le acque di falda e la discarica dei fosfogessi.
Si tratta di interventi tutti approvati in sede ministeriale e che hanno visto protagonisti tutti i soggetti coinvolti: Regione, Provincia, Arpab e Carabinieri del NOE per le operazioni di smaltimento.
Si legge inoltre che ARPAB trasmette periodicamente dati sulla sua attività di monitoraggio e verifica.
Il Consorzio ASI sta predisponendo il progetto di bonifica delle acque sotterranee e dei Terreni dell'area ex Liquichimica.
Le indagini ambientali sono effettuate da Metapontum Agrobios e quelle chimiche da ARPAB.
Il Piano di Caratterizzazione delle aziende private è stato realizzato solo da poche aziende. Altre sono in attesa della predisposizione di un “Accordo di Programma” più volte discusso in sede di Conferenza di Servizio



16 dicembre 2009

In seguito alla seduta della V Commissione Consiliare Permanente del Consiglio regionale di Basilicata con all'ordine del giorno "Il sito di interesse nazionale per l'inquinamento di Tito", la sezione di Tito del Partito Democratico emmete un comunicato stampa, nel quale si legge che il Sindaco Scavone, "nel denunciare la necessità di procedere speditamente alla bonifica dell'intera area, ha voluto richiamare l'attenzione di tutti i soggetti istituzionali competenti in materia".
Inoltre si ritiene la presenza in aula durante i lavori della Commissione consiliare del Consigliere regionale Vincenzo Folino, "un segno non solo di un impegno per affrontare concretamente la spinosa questione ma anche di un attenzione che il PD di Tito non ha fatto mai mancare sul tema della bonifica dell'area industriale"



26 novembre 2009

Il network televisivo internazionale di proprietà dell'ex Vice Presidente U.S.A.,Al Gore, Current, manda in onda uno shoccante reportage sui veleni della Basilicata.
Le reazioni in rete (e non solo) non tardano a farsi sentire



24 settembre 2009

Venuta a conoscenza di tutti i retroscena del maggio 2008 e del 2003, Elisabetta Zamparutti presenta un'altra interrogazione parlamentare



22 settembre 2009

Secondo una nota del Ministero dell'Ambiente, acquisita dal Comune di Tito al Prot. n. 19335, il continuo monitoraggio delle acque, sia da parte di Daramic sia di ARPAB, sottolinea una contaminazione preoccupante e diffusa, già evidenziata nel corso delle pregresse campagne di monitoraggio a partire dal 2005.
La nota, pertanto, sollecita la Daramic a potenziare l'intervento al fine di impedire la diffusione della contaminazione all'esterno della proprietà



21 settembre 2009

Con Ordinanza n. 1459, il Sindaco di Tito Pasquale Scavone, ordina “il divieto assoluto dell'utilizzo delle acque del torrente Tora e l'accesso alle stesse, fino alla verifica della compatibilità di dette acque […] considerato che dalle analisi è stato riscontrato il superamento dei limiti previsiti dalla Tab. III All. 5 della Parte III del D. Lgs. n. 152/06.
Incaricato della esecuzione è il Comando di Polizia Municipale del Comune di Tito



15 settembre 2009

Con nota del Ministero dell'Ambiente, acquisita dal Comune di Tito al Prot. n. 18789, il Ministero comunica che, a seguito del monitoraggio delle acque prelevate nell'area Daramic e nel torrente Tora, le stesse presentano valori oltre il limite previsto dalla Tab. 3 All. 5 del D.Lgs 152.




9 settembre 2009

Con una nota inviata a tutti i parlamentari lucani, il Comune di Tito chiede di attivarsi, ognuno secondo le proprie competenze, per far sì che continui l'opera di bonifica



22 agosto 2009

Il Tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello rilascia un'intervista a Maurizio Bolognetti, pubblicata sul portale “Fai Notizia”, nella quale rende pubblici i documenti che hanno reso possibile lo stoccaggio di materiali pericolosissimi nell'ex area Liquichimica fin dal 1996.
Emergono le responsabilità della Regione, del Consorzio ASI e di tutti i soggetti interessati alla bonifica mai avvenuta dell'area



20 agosto 2009

Maurizio Bolognetti, consegna alla Procura della Repubblica di Potenza copia integrale della videoinchiesta “Passeggiata Bucolica nella monnezza”, dalla quale emergerebbero numerose notizie di reato.
Davanti a Palazzo di Giustizia tiene anche un incontro con i giornalisti, per sensibilizzarli sulla problematica dei veleni di Tito e per consegnare loro copia del video



7 agosto 2009

Secondo il giornalista Giovanni Rivelli della “Gazzetta del Mezzogiorno”, l'inchiesta avviata 8 anni prima dal PM di Potenza Woodcock e dalla Polizia Provinciale (Ten. Di Bello), si avvia alla fase di conclusione delle indagini. Lo stesso non si può dire della bonifica.
Sempre secondo Rivelli, il 30 luglio 2009 il Ministero dell'Ambiente avrebbe lamentato l’intattività in quell’area ponendo l’accento, in particolare, sulla «vasca fosfogessi», tramite una nota spedita al consorzio ASI e alla Regione Basilicata.
Pertanto ora il Ministero chiede all’Arpab «di fare un sopralluogo e di relazionare in merito» e al Consorzio industriale «di dare riscontro alla nota del 24 marzo 2009» e di «relazionare dettagliatamente, anche con report fotografico, sullo stato di conservazione della sopra citata “vasca fosfogessi”», ma soprattutto sollecita la messa in sicurezza, attività che, spiega, «dovranno essere poste in essere nel più breve tempo possibile e dovrà essere dato riscontro degli opportuni e necessari provvedimenti in merito entro 10 giorni»



23 luglio 2009

In una lettera aperta indirizzata al Presidente Defilippo e all'assessore Santochirico, Maurizio Bolognetti e Marco Cappato dell'associazione "Luca Coscioni" richiedono chiarimenti.
Questa ennesima richiesta (indovinate un po?) resta ancora una volta disattesa e senza risposte



20 luglio 2009

Secondo la “Gazzetta del Mezzogiorno” la Polizia Provinciale di Potenza denuncia (relativamente alla "vasca fosfogessi" - N.d.A.) uno stato di «compromissione da lesione e tagli in superficie dei teli Hdpe che contengono fanghi industriali di varia provenienza. Inoltre dalla medesima nota - spiega il Ministero - emerge che “poichè le vasche non sono a tenuta stagna e il fango non è solidificato, la rottura del materiale impermeabile di contenimento comporterebbe la dispersione del rifiuto pericoloso nel sottosuolo, nelle acque di falda che confluiscono nel torrente Tora e quindi sul fiume Basento».
L'articolo fa riferimento alla
nota protocollo 134/211/05 che il Tenente Giuseppe Di Bello della Polizia Provinciale, indirizza al Ministero dell’Ambiente e per conoscenza al Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, all’Asl 2 di Potenza e all’Arpab



18 luglio 2009

Sono passati otto lunghi anni da quel 18 settembre 2001 quando, con DM 468/2001, il Ministero dell'Ambiente dichiarava Tito “Sito di interesse nazionale per la Bonifica Ambientale”.
Un silenzio pressoché totale ha contraddistinto la gestione dell'emergenza e dell'informazione.
Maurizio Bolognetti pubblica una videoinchiesta riportando all'attenzione pubblica il grave stato di inquinamento del sito ex Liquichimica Meridionale e le gravi inadempienze degli Enti preposti alla bonifica e alla salvaguardia della salute.
Il video documenta che i veleni contenuti nell'area sono finiti nella falda e da lì nel torrente Tora, affluente del fiume Basento. Bolognetti denuncia “un'associazione a delinquere dai contorni sfumati che che ha stoccato nell'area ex Liquichimica 250'000 tonnellate di fanghi industriali Tossico-nocivi



16 luglio 2009

Maurizio Bolognetti, accompagnato dal Ten. Della Polizia Provinciale, Giuseppe Di Bello (inquirente che si occupa del sito di Tito fin dai tempi del sequestro giudiziario del 2001) si reca nella discarica dei fosfogessi, per documentarne lo stato



9 luglio 2009

A seguito della diffuzione del verbale della Conferenza decisoria del 22 dicembre 2008, nella quale il Ministero dell'Ambiente denunciava gravi inadempienze e ritardi nell’opera di bonifica del Sito di Interesse Nazionale di Tito, viene proposto alla Procura della Repubblica di Potenza un esposto. Scarica qui



20 aprile 2009

Con la nota n. 14 Prot. 9853/10045 approvata all'unanimità, il Consiglio Comunale di Tito fa appello al Governo, alla Regione Basilicata e alla Provincia di Potenza affinché continui l'opera di bonifica in quanto:
- nonostante le azioni messe in atto permane il grave stato di inquinamento che rischia di compromettere in maniera irreversibile le falde acquifere con possibili ripercussioni sulla salute pubblica;
- la Legge Finanziaria 2009 non ha previsto fondi per gli interventi di bonifica;
- questa situazione induce forti preoccupazioni anche sul futuro delle aziende insediate, e di tutti gli insediamenti limitrofi al sito



24 gennaio 2009

Da un articolo del Quotidiano di Basilicata, si legge che della rimozione di due serbatoi della Liquichimica



22 dicembre 2008

Dal verbale della Conferenza di Servizio del Ministero Ambiente, emergono gravi ritardi e inadempienze nell'opera di bonifica e dati assai preoccupanti che fanno temere che l'inquinamento abbia prodotto danni ben più gravi.
Si legge di monitoraggi incompleti, dati discordanti, rifiuti con destinazione sconosciuta e soprattutto di “problematiche non risolte”.
Il Ministero parla inoltre di “un contesto ambientale ancora caratterizzato da una pesante contaminazione da tricloroetilene in elevatissime concentrazioni tali da ipotizzare la presenza del prodotto libero in falda” aggiungendo che “a distanza di tre anni e mezzo le aziende e gli altri soggetti interessati hanno dimostrato limitato interesse e volontà nell'adoperarsi per conoscere e quindi, ove possibile, limitare la diffusione dell'inquinante che rappresenta un rilevante pericolo per la salute umana



22 luglio 2008

Alle pagine del Quotidiano della Puglia, l'Assessore Regionale Vincenzo Santochirico dichiara che “per la bonifica del''area ex Liquichinica, il Ministero dell'Ambiente ha concesso alla Regione un finanziamento di 4'028'363,81 €.
Di questi 896'000 sono stati utilizzati dalla Regione (caratterizzazione, monitoraggio ecc); 1'528'376,82 sono stati assegnati al Consorzio ASI per la messa in sicurezza e l'esecuzione del piano di caratterizzazione. ASI per la messa in sicurezza d'emergenza e le scorie ha già richiesto ulteriori 3'544'619,07 €
“Nell'ambito degli interventi di emergenza – aggiunge Santochirico – è prevista la rimozione delle coperture in eternit, suddivisa in due lotti. Il primo, già finanziato e ralizzato, il secondo in fase di esecuzione



Maggio 2008

Durante le verifiche di routine effettuate dal Ministero dell'Ambiente, in corrispondenza del pozzo S 13 è stata riscontrata un'elevata concentrazione di tricloroetilene pari a 1590 milligrammi/litro, non emersa nel mese precedente. Tale circostanza dimostra che,a distanza di 8 anni dall'istituzione del sito di bonifica di interesse nazionale un agente inquinante anziché diminuire, aumenta.
Tale dichiarazione è contenuta in una relazione ministeriale oggetto di interrogazione parlamentare del 30 settembre 2009.
Le notizie su questa grave situazione, che dovrebbero viaggiare a velocità supersonica... da qualche parte si fermano e si scoprono solo dopo mesi (quando si scoprono!)



Anno 2005

Dal sito web e dal materiale promozionale del Gruppo Castellano si apprende che i lavori di bonifica dell'amianto nella zona ex Liquichimica di Tito sono stati eseguiti dalla Semataf, di proprietà del Gruppo



3 maggio 2005

Con le Ordinanze n. 1014 e n. 1021 il Sindaco di Tito ordina il divieto assoluto di utilizzo e prelievo dell'acqua dei pozzi, per uso potabile e/o irriguo su tutta l'area industriale, compresa una fascia di mt. 100 dal perimetro ASI, fino alla verifica della compatibilità dei valori di cui al D.M. 471/99.
Vengono notificate dal Comune di Tito a tutte le aziende insediate nell'area del Consorzio ASI le relative diffide per la predisposizione dei Piani di Caratterizzazione dell'area, come richiesto dal Ministero dell'Ambiente per la messa in sicurezza e bonifica in sede di conferenza decisoria



14 marzo 2005

Il Sindaco di Tito ordina alla Daramic di procedere all'utilizzo dell'impianto di depurazione



1 marzo 2005

Con Delibera di Giunta Regionale n. 436, la Regione Basilicata individua nel Consorzio Asi la stazione appaltante degli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell'area ex Liquichimica Meridionale



Anno 2005

In sede di conferenza di Servizio, viene approvato il Piano di Caratterizzazione per l'area pubblica della ex Liquichimica, predisposto dall'Ente Regione Basilicata.
Esso individua quali centri di pericolo, il deposito delle scorie siderurgiche, i serbatoi di ammoniaca e la discarica dei fosfogessi e prevede: il censimento dei materiali contenenti amianto e loro rimozione, ripristino delle recinzioni, ispezione dei serbatoi di ammoniaca e loro rimozione, catalogazione dei rifiuti e successiva rimozione



10 maggio 2004

Con Delibera di Giunta Regionale n. 1119 la Regione Basilicata nomina il responsabile unico del provedimento di bonifica del'area di Tito Scalo



2004/2005

Nel 2004, a seguito di indagini ambientali nel proprio lotto, la Daramic rileva un inquinamento da solventi clorurati e si autodenuncia con conseguente adozione di misure per la messa in sicurezza di emergenza. Dal “Piano di caratterizzazione” predisposto dalla stessa Daramic, risulta che l'inquinamento delle aree sotterranee è esteso ben oltre i confini aziendali.
Le sostanze sono: tricloroetilene, tricloroetano, dicloroetilene, bromodiclorometano, cloroformio, bromoformio, cloruro di vinile monomero, esaclorobutadene, Tetracloroetilene, tutte sostanze tossiche, cancerogene e persistenti.
Al momento dell'autodenuncia il sito di Tito rientra già nell'elenco SIN da bonificare



Anno 2003

Dai resoconti stenografici delle sedute parlamentari n. 213 del 14/9/2009 e n. 220 del 24/9/2009 (interrogazione parlamentare di Elisabetta Zamparutti) si evince che nel 2003 il Consorzio Asi preleva acque emunte dal sito di Tito Scalo (pieno di veleni) e le smaltisce a San Nicola di Melfi in assenza di autorizzazione per quei rifiuti, a causa dell'errata attribuzione del codice CER (Codice Europeo Rifiuti).
Non è la prima volta che in un'attività di smaltimento rifiuti di proprietà FIAT succede di trattare rifiuti "grazie" ad un codice CER "errato".
"Il Ministero", si legge ancora nell'interpellanza Zamparutti, afferma che “la documentazione inviata non fa riferimento ad un'autorizzazione bensì ad una richiesta di proroga della medesima per un mese



8 luglio 2002

Con apposito decreto, viene identificato il perimetro del sito, si accertano le effettive condizioni di inquinamento e stabilite le modalità di finanziamento per appaltare i lavori di bonifica



18 settembre 2001

Con il Decreto Ministeriale n. 468/2001 l'area industriale di Tito viene dichiarata Sito di interesse nazionale per la bonifica ambientale



2 marzo 2001


Su mandato emesso dalla Procura della Repubblica di Potenza, la Polizia Provinciale sequestra nell'area di Tito Scalo la discarica abusiva di circa 27'000 mq.
Lo scenario che si presenta è deprimente: 250'000 tonnellate di fanghi industriali allo stato fluido, contenuti in “trincee” di HPDE e ricoperte dai residui di fosfogessi (unico residuo della lavorazione imputabile alla ex Liquichimica Meridionale).
Sotto la gestione del Consorzio ASI la quantità di fanghi raccolti è aumentata, passando dalle 170'000 ton. Del 1996 alle 250'000 stimate per difetto al momento del provvedimento giudiziario.
A seguito del sequestro, la Magistratura dispone analisi chimiche per accertare la natura dei fanghi. Vengono effettuate dal Presidente dell'Ordine dei Chimici, Prof. Mauro Sanna e dal Prof. Alessandro Iacucci.
Viene riscontrata la presenza di Arsenico, Mercurio, Cadmio, Cromo totale, Piombo, Selenio, Rame, Solfati e Fosfati. Già nel 2001, inoltre, i due periti parlano di “fanghi incapsulati in manti di HPDE che, per il loro elevato contenuto di metalli pesanti, lo stato di degrado e cattiva gestione delle trincee e il completo stato di abbandono, possono causare inquinamento diffuso per la falda sottostante che affiora a breve profondità nel sottosuolo” se fuoriscissero dalle membrane



19 giugno 1998


Con una scrittura privata, la Gavazzi sub-appalta la gestione e manutenzione della linea trattamento fanghi alla società Bioeco di Potenza per la discarica ex Liquichimica.
Dai formulari risulta la Bioeco come produttore dei fanghi, la ditta Comer Srl di Napoli quale trasportatore e la società SI.TE con sede in Roma e stabilimenti in Aia Monaci (Potenza) risultainvece smaltitore finale; l'impianto di Aia Monaci è autorizzato al solo smaltimento dei rifiuti urbani.
In realtà Bioeco non è il produttore dei fanghi, ma verosimilmente solo un'intermediaria per la raccolta e gestione dei rifiuti di diverse attività industriali del mezzogiorno; SI.TE non ha mai smaltito i fanghi che non hanno mai raggiunto Aia Monaci, ma sono invece stati collocati nella “vasca fosfogessi”



12 novembre 1997


Con la delibera interna n. 263 il Consorzio industriale di Potenza stipula un contratto con la Carlo Gavazzi Idross SpA per la gestione e manutenzione della linea trattamento fanghi



6 dicembre 1996


Su richiesta del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Potenza che ha come oggetto un permesso di stoccaggio nell'area ex Liquichimica Meridionale, interviene la delibera n.8147 della Regione Basilicata che “autorizza la realizzazione di un centro deposito per lo stoccaggio provvisorio dei materiali provenienti dall'ex area Liquichimica di Tito – Richiesta giudizio di impatto ambientale” viene approvata all'unanimità una delibera che “esprime giudizio favorevole di impatto ambientale”



Anno 1996


Il Consorzio Sviluppo Industriale fa domanda alla Regione per avere una valutazione di impatto ambientale circa l'utilizzo come discarica dell'area di circa 27'000 mq acquistata nel 1989.
Il documento, a firma di tre esperti della Regione, Ing Michele Vita, Arch. Antonio Trivisani e Ing. Vito Santarsiero, conclude dando il benestare per lo stoccaggio temporaneo di fanghi di supero stabilizzati e disidratati provenienti dall'impianto di trattamento delle acque reflue della città di Potenza e dei due nuclei industriali di Tito e Potenza.
Il parere comunque esclude “il risanamento del bacino adibito a discarica dei fosfogessi per mancanza di univoca e chiara definizione progettuale”, per la quale si richiede un nuovo dispositivo.
Nonostante questo però, L'Università di Basilicata da parere negativo e contrario.
In questo momento si stima la quantità rifiuti già presenti in circa 175'000 tonnellate



31 marzo 1989

Il consorzio per lo sviluppo industriale di Potenza (ASI) acquista dalla società Liquichimica Meridionale SpA un'area nella zona di Tito Scalo